Casa Pannini


Casa Pannini è una delle più antiche dimore patrizie centesi, risalente alla prima metà del XV secolo, conserva ancora il caratteristico portico trabeato in legno su pilastri pure di legno. La facciata gotica è frutto dei restauri, progettati e diretti dal prof. Giuseppe Costa, del '900.

Varie stanze del palazzo furono affrescate dal giovane Guercino e collaboratori fra il 1615, una conferma di questa data è fornita da un'iscrizione in una sezione del dipinto murale, al di sotto del putto di spalle oggi visibile in pinacoteca, e il 1617 per Bartolomeo Pannini.Nel XIX secolo allo scopo di porre fine al processo di deterioramento in atto, il nuovo proprietario Francesco Diana, che acquistò la casa nel 1840, li fece staccare dai muri e riportare su tela dal pievese Giovanni Rizzoli coadiuvato dal restauratore bolognese Giuseppe Guizzardi. Da questa importante operazione si ricavarono novanta soggetti definiti principali, in quanto vi sono rappresentate scene e vedute, più altri cinquanta definiti secondari in quanto rappresentano decorazioni marginali. Nel 1863, quando Diana morì, gli affreschi staccati furono divisi fra la famiglia Rosselli del Turco di Bologna e la famiglia Filippetti di Ferrara, nel 1945 la famiglia Rosselli del Turco donò 56 delle decorazioni alla Pinacoteca Civica di Cento. Gli affreschi nella loro ubicazione originale erano distribuiti al primo piano in cinque stanze e in un vestibolo: la Sala Grande con storie di Ulisse tratte dall'Odissea di Omero, sette delle quali sono oggi visibili in pinacoteca fra cui l'allegoria della vittoria dipinta come sopracamino, il Vestibolo con varie scene dedicata alle cacce (undici delle quali visibili in pinacoteca) seguivano la Camera dei Cavalli (uno di questi definito "la Rozza" è in pinacoteca) la Camera Rossa detta dei Paesaggi (sei dei quali e il sopracamino rappresentante la fuga di Enea da Troia in fiamme sono in pinacoteca) la Camera della Venere,con rappresentate nove storie di Rinaldo e Armida tratte dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e la Venere che allatta Amore dipinta sul sopracamino (oggi tutti in pinacoteca), per chiudere con la Stanza della Musica di cui però non si hanno frammenti. Scendendo al piano terra, sulle volte delle scale un tempo si potevano ammirare due figure di Apollo e Diana oggi in collezione privata, e quattro stanze dedicate alle stagioni; i preziosi affreschi delle stanze della Primavera, dell'Inverno e dell'Autunno sono tutti custoditi in collezioni private, solo quelli della stanza dell'Estate, raffiguranti scene di lavori campestri e vedute di giardini patrizi, si possono ammirare in pinacoteca. Questa casa vanta di essere stata visitata da principi, cardinali ed altri illustri personaggi fra cui l'imperatore della Russia nel 1781.

Commenti

  1. E quel fabbricato anomalo per dimensioni, altezza dei portici, delle finestre e degli altri elementi architettonici essenziali confinante?
    Si tratta dell'antico Teatro Vicini. Progettato, daI centese Paolo Antonio Ficatelli, che ne seguì pure tutti i lavori di costruzione, il "Teatro Visini o dell'Aurora nuovo”, fu inaugurato la sera del 17 gennaio 1717, per dare all'Accademia dell'Aurora una nuova sede teatrale più comoda e sfarzosa della precedente, il Teatro Piombini. Per lo scopo il dottor Vicini acquistò a proprie spese alcune vecchie case, attigue al Teatro Piombini, e le fece abbattere per ricavarne l'area per il nuovo Teatro dell’Aurora, la cui edificazione ebbe inizio nel luglio del 1716. Il Teatro Vicini fu un vero e proprio teatro, quale si possa intenderlo oggi, sia dal punto di vista architettonico che culturale: palcoscenico ampio, scene ricche di pitture e di affreschi, struttura e pianta moderne. Al teatro, che oltre alla platea conteneva 58 palchi suddivisi su quattro ordini, si accedeva da due entrate: quella principale dava sulla via di Mezzo, oggi corso Guercino, mentre la secondaria, quasi sicuramente destinata agli artisti ed al personale di servizio, dava su borgo Nuovo, era un teatro “del soldo ”, cioè con una biglietteria all'ingresso: il ricavato delle entrate di ogni rappresentazione serviva per pagarne l'allestimento ed il rimanente veniva accantonato per le rappresentazioni successive. Il Teatro dell’Aurora'' ebbe alcuni decenni di splendore e di successi, la sua storia terminò con la morte del Vicini, avvenuta il 30 agosto 1750, che portò, a conseguenza, l'immediata estinzione dell'Accademia dell'Aurora e la chiusura del Teatro.

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