Porta Pieve

Porta Pieve


Unica superstite delle originarie quattro porte d'accesso alla città, sorge all'inizio di via Donati; si tratta di una torre a pianta rettangolare di 8,50 metri per 7,40 alta 13,80 metri alla sommità della merlatura; i merli sono del tipo Ghibellino con feritoia.

Memorie storiche, non sempre attendibili ed esaurienti, datano la sua edificazione fra la fine del 1200 ed i primi del 1300 ma la linea architettonica la fanno ritenere contemporanea ai lavori di trasformazione del Castello della Rocca attuati dal cardinale Calandrini nel 1465 o alle ristrutturazioni della medesima effettuate nella prima metà del '500.

Nel corso dei secoli non ha subito rimaneggiamenti o modifiche ad esclusione del tetto di copertura e lo stemma di Cento, in bassorilievo di cemento, murato sopra la chiave agli inizi del 1900. Ai lati della porta sono tutt'oggi ben visibili le fessure per il passaggio dei bolzoni del ponte levatoio, dalla loro altezza si può dedurre la larghezza del fossato che circondava anticamente Cento e che il ponte sorpassava valutata in circa 4 metri e mezzo. L'Orsini sul suo Diario Centese riporta un fatto d'armi accaduto nel 1799 dove sembra che sia rimasto ferito, presumibilmente nei pressi di Porta Pieve, il poeta Ugo Foscolo

Gaetano Atti (1806-1879) nel suo "sunto storico della città di Cento 1853" ci indica come sulle quattro porte d'accesso alla città ci fossero dei dipinti; a pag 100 del suddetto libro (della ristampa edita da Edizioni ALFA Bologna del 1983) troviamo:

 "Quattro sono le Porte. La Porta Pieve a levante che conduce alla Pieve aveva sulla fronte dipinto un San Biagio Protettore della Città di mano di Stefano Ficatelli. Ora evvi una memoria della rotta di Reno che avvenne nel 1812. La Porta - Chiusa a ponente aveva San Aproniano del medesimo Ficatelli. La Porta del Molino al nord ha ancora la Beata Vergine dello stesso autore nuovamente rinfrescata. Sulla Porta Rocca avevasi a dipingere l'Arcangelo S. Michele."


va ricordato che San Aproniano e l'Arcangelo San Michele sono compatroni della nostra città; dei primo si conserva come reliquia in Collegiata il teschio ricevuto in dono da papa Benedetto XIV in occasione di lavori di rifacimento della collegiata stessa e del secondo si ricorda la Miracolosa apparizione che fece nel corso di una battaglia, infondendo coraggio e audacia ai Centesi, che trasformarono una sconfitta ormai certa in strepitosa vittoria, con conseguente fuga delle baldanzose armate di Niccolò Piccinino

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